L’ascesa verticale di Clubhouse
In uno scenario dei social media che dai tempi del boom di Tik Tok non propone grandi new entries sembra essersi finalmente inserita una novità dirompente. Parliamo di Clubhouse, piattaforma voice-only cha visto decuplicare il suo bacino di utenza tra metà gennaio e inizio febbraio 2021. A inizio anno i profili iscritti erano ancora meno: circa centomila, contro i sei milioni e passa di oggi. Un perfetto esempio di curva di crescita esponenziale, per un boom che sta attraendo voci – perché di sole voci si parla – sempre più autorevoli. Il 31 gennaio 2021 Elon Musk ha creato la propria stanza: la discussione ha toccato le tante iniziative d’impresa dal magnate sudafricano, da Tesla a Space X, passando per Neuralink. 5000 utenti, numero a ridosso della capienza massima supportata, sono immediatamente accorsi ad ascoltarlo. Per il social è stata una embassy di primissimo piano, che potrebbe intensificare ancor di più il numero di download.
Ma concretamente che cos’è Clubhouse e come si differenzia dalle tante alternative presenti sul mercato? Cerchiamo di fare chiarezza.
La curva di crescita degli utenti Clubhouse negli ultimi 12 mesi.
Media Credits: insidemarketing.it
Una voce fuori dal coro
La prima caratteristica a stupire di Clubhouse è il fatto che sia attualmente disponibile per soli dispositivi IOS. Nel momento in cui scriviamo, Android rimane precluso dalla lista sistemi compatibili. Se vorrete immergervi nell’esplorazione di questa nuova risorsa social, dovrete necessariamente farlo tramite un device Apple o attendere. Clubhouse ha informato che presto sarà rilasciata una versione dell’app compatibile con Android, col beneficio della futura diffusione del servizio, che non può chiaramente prescindere dal sistema operativo più usato al mondo.
Gli elementi distintivi della piattaforma non si fermano qui. Si tratta di un vero e proprio unicum nel panorama mediatico contemporaneo. Proviamo a elencarne le feature di riferimento:
- Anche scaricando l’app è necessario un invito da un utente già registrato per creare un profilo. In assenza di questo è impossibile effettuare la registrazione.
- Ogni profilo ha a disposizione un numero limitato di inviti. Come era immaginabile questi sono andati esaurendosi molto in fretta, con il prevedibile sorgere di fenomeni di compravendita su piattaforme come EBay.
- Ogni utente può creare una stanza. Facendolo si accredita come host, grado che riserva alcuni privilegi. All’interno di essa ci si scambia messaggi vocali dal vivo.
- L’host ha fondamentalmente un ruolo di admin. Può suddividere la platea in speaker e listener, deve moderare i contenuti e può, all’occorrenza, espellere utenti dalla room.
- I listener possono fruire passivamente della discussione in corso o chiedere la parola per partecipare attivamente.
- Una volta esauritasi la discussione, esiste la possibilità di condividere su YouTube la conversazione, rendendola fruibile in differita.
In questo video, Marco Montemagno approfondisce il funzionamento e le potenzialità di Clubhouse.
Ancora da fare sul fronte privacy
Come vedete, Clubhouse ha caratteristiche che paiono controintuitive e destinate a limitarne la diffusione su larga scala. Tutto assume però una logica comprendendo che l’architettura del social è incentrata su esclusività e intimità. In uno scenario mediatico in cui i Big Tech sembrano sempre più preoccupati di filtrare i contenuti, Clubhouse propone un social media concepito come salotto anziché come piazza. L’equilibrio tra tutela della privacy e monitoraggio dei contenuti è l’aspetto più complesso che però emerge. Molti opinion leader temono che le feature del social si prestino a renderlo l’habitat perfetto per hate speech, violenza o razzismo.
Dal canto suo, la piattaforma ha introdotto un abbozzo di policy sui contenuti. Oltre al primo livello di moderazione passante per il guest della stanza, Clubhouse si premura di avviare un’indagine interna e prendere i dovuti provvedimenti per ogni violazione segnalata. Anche sul fronte data protection degli utenti molti analisti sollevano più di una preoccupazione: in molti evidenziano profili di incompatibilità con la normativa vigente.
Per concludere
Se Clubhouse riuscirà a superare la sua adolescenza dando certezze in fatto di monitoraggio dei contenuti e rispetto della privacy, potrebbe risultare uno strumento con un potenziale inimmaginabile. Il social per ora non ha un competitor diretti: il fiorire dei podcast e delle live platform (Twitch, YouTube, Discord) non lo scalfisce. A differenza del tradizionale podcast, Clubhouse garantisce più immediatezza, evita la necessità di post-produrre le registrazioni e rende i suoi contenuti evanescenti. La piattaforma potrebbe avvicinare creator da ogni settore. La possibilità di creare ambienti tematici lo rende, peraltro, un social ibrido, adatto sia all’entertainment che al business. Potrebbero fiorire room dedicate a particolari contesti professionali, favorendo scambi in senso B2B nella privacy più totale. Dal canto nostro continueremo a monitorare la situazione!