L’intelligenza artificiale (spesso abbreviata con l’acronimo AI, dall’inglese artificial intelligence) è da anni ormai parte integrante della nostra quotidianità, senza che quasi ce ne rendiamo conto. Il mondo del marketing non si è rivelato immune a questa rivoluzione e ne ha saputo sfruttare le opportunità, vestendo i panni dell’AI Marketing. Come? Scopriamolo insieme in questo articolo, iniziando dalla definizione di AI dell’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano.
“L’Artificial Intelligence è il ramo della computer science che studia lo sviluppo di sistemi hardware e software dotati di specifiche capacità tipiche dell’essere umano, capaci di perseguire autonomamente una finalità definita, prendendo decisioni che fino a quel momento erano solitamente affidate alle persone”.
CHE COS’È L’AI?
Insomma, semplificando, l’Artificial Intelligence si pone l’obiettivo di progettare macchine che sappiano ragionare e affrontare situazioni adottando un “approccio umano”. Una disciplina che ci ha già consegnato risultati tangibili. Alcuni esempi banali includono gli assistenti vocali presenti nei nostri smartphone e i robot aspirapolvere che ci alleggeriscono il compito nello sbrigare le faccende di casa. Le applicazioni più impegnate spaziano dall’ausilio diagnostico in campo medico ai sistemi di videosorveglianza in grado di identificare una persona anche solo dall’andatura.
Dal nostro punto di vista, il vantaggio di tale tecnologia è l’elevata capacità computazionale delle macchine coinvolte. L’apprendimento e l’elaborazione dei dati, infatti, insistono su una mole di questi non gestibile in tempi brevi da un cervello umano. L’AI, al contrario, permette la rapida manipolazione di un grande numero di informazioni, dalle quali estrarre indicazioni preziose per lo specifico obiettivo.
Come il marketing può sfruttare questa possibilità ed evolvere in AI Marketing? Possiamo aiutarci con un caso concreto a tutti parecchio familiare, la piattaforma di streaming Netflix.
IL CASO NETFLIX: CONTENUTI MIRATI
Il colosso californiano, tra i leader mondiali dell’on demand, da anni attinge a piene mani dalle potenzialità dell’AI per migliorare costantemente i propri prodotti. In particolare, si sfrutta l’aspetto dell’Intelligent Data Processing, ovvero la raccolta e l’elaborazione di dati al fine di estrapolarne informazioni utili. Nello specifico, i dati riguardano, tra gli altri, il tipo di contenuti fruiti e la relazione tra essi e il periodo della settimana o dell’anno. Operazione che ha permesso a Netflix di sviluppare una vera e propria consumer science e di regalare a ogni abbonato una UX in armonia con le personali inclinazioni. A tal punto che l’anteprima di ogni serie si manifesta, sulla home page di ciascun account, con un diverso visual, il più aderente possibile alle preferenze del singolo utente.
Quanto esposto rappresenta un sicuro vantaggio per tutte le parti coinvolte. Innanzitutto, per il cliente, che si vedrà proposti contenuti in linea con le proprie preferenze e non dovrà impegnarsi a scrollare la home in cerca di qualcosa che lo interessi. Un fattore non di poco conto in un’epoca che ci vede sempre più impegnati e, quindi, desiderosi di far fruttare al massimo ogni istante del nostro tempo libero. Contemporaneamente, ciò permetterà all’azienda di presentarsi come consigliere di fiducia, un amico che sa fornirci le giuste dritte perché a conoscenza delle nostre passioni. Un modo per avvicinarsi all’utente, per essere meno un provider di servizi e più un compagno di visione.
Personalizzazione, dunque, è la parola chiave, che poggia sul sapiente uso delle informazioni estratte dai dati. Un concetto estendibile a tutto il panorama del marketing.
PUBBLICITÀ STIMOLANTI
Quante volte ci è capitato di dover assistere a spettacoli pubblicitari poco edificanti e stimolanti in attesa di un video su Youtube? Troppe, sicuramente. Momenti vissuti come un dazio noioso, ma necessario, da pagare per fruire dei nostri contenuti preferiti. È qui che può intervenire l’AI Marketing. Il processo è il medesimo illustrato nel paragrafo precedente: estrazione di informazioni significative e loro utilizzo per la modellazione delle proposte all’utente. In tal modo, esso sarà più portato a visionare con maggiore attenzione e curiosità il messaggio proposto. Un grosso vantaggio per il committente dello stesso, che non avrà speso invano preziose energie umane ed economiche.
Questo passaggio merita una riflessione più approfondita.
OTTIMIZZAZIONE DELLE RISORSE
Negli ultimi decenni l’entrata in gioco del digitale ha rafforzato la multicanalità informativa. Un indubbio vantaggio, che ha richiesto, però, moltiplicazione e ottimizzazione degli sforzi comunicativi su più fronti. In questo scenario, il margine d’errore consentito si è estremamente ridotto, amplificato anche dall’accresciuta competitività degli attori partecipanti.
Ora, le potenzialità dell’AI Marketing appena illustrate costituiscono sicuramente uno strumento efficace in mano agli operatori del settore. Maggiore la quantità di informazioni a disposizione, migliore la base sulla quale costruire il proprio messaggio in termini di efficacia e corretta individuazione del pubblico di riferimento. Con un notevole risparmio in termini di risorse umane, che potranno essere impiegate nella fase creativa.
A questo punto, però, sorge un interrogativo, suggerito dalla stessa definizione di AI.
LE MACCHINE SOSTITUIRANNO LA CREATIVITÀ UMANA?
Abbiamo sottolineato come l’AI punti a sviluppare macchine che svolgano compiti umani e quello del creativo non parrebbe essere al riparo da questa rivoluzione. In effetti, i sistemi di AI sono in grado di suggerire delle decisioni basate sull’analisi dei dati: in altre parole, compiono analisi predittive.
Proprio qui risiede il punto della questione. Le previsioni riguardano modelli di comportamento umani, non sempre inquadrabili in lineari dinamiche del tipo causa-effetto. Troppi i fattori che influenzano l’agire dell’uomo e, supponendo di poterli prendere tutti in considerazione, difficile stabilire l’esatto peso specifico di ciascuno di essi nell’influenzare i processi decisionali.
La stessa Netflix, dal quale prendiamo di nuovo spunto, si affida ancora poco all’AI per quanto concerne il lancio di nuovi prodotti. Questi, infatti, agiranno nel futuro, per il quale non ci sono ancora dati disponibili. Quando si tratta di interpretare i gusti e le emozioni, la mente umana risulta ancora maggiormente affidabile rispetto ai computer.
PER CONCLUDERE
Il mondo del marketing vive dello spirito del proprio tempo, ne recepisce gli stimoli e li trasforma. Le inclinazioni e le disposizioni degli utenti sono parte integrante di questo spirito, offrono uno spaccato del pensiero della società. Da essi è necessario partire per progettare un’efficace strategia comunicativa, che parli un linguaggio comprensibile al target prescelto. Gli strumenti dell’AI Marketing offrono un valido supporto in questa operazione, perché in grado di catturare le tracce di questi comportamenti.
Posteriormente alla raccolta dei dati e alla loro organizzazione, entra in azione il cervello del creativo. Dalla sua originale capacità di rielaborazione dei contenuti dipende l’esito della strategia di marketing. Un aspetto che noi di Mezcal Agency conosciamo bene, come testimonia il claim “B-BETTER”. Solo con un intelligente e ragionato sforzo creativo i big data forniti dall’AI potranno essere sfruttati a dovere. Provare per credere con le nostre campagne 😉